Forma poetica consistente in 17 sillabe con
metrica 5-7-5. Deve contenere un kigo
(riferimento ad una delle quattro stagioni). Derivato dallo haikai, si sviluppò nel periodo Tokugawa ed ebbe Matsuo Bash
quale massimo esponente. Il
termine haiku, nella moderna accezione di verso a sé stante, cioè autonomo e non più
come parte iniziale di un componimento, è stato così definito da Masaoka Shiki, critico
letterario, solo nel XIX secolo.
(Lett. "verso che inizia"). Parte
iniziale di un renga formata da 5-7-5
sillabe. Matsuo Bash
separò questi tre versi iniziali dal resto della composizione dando vita ad un
componimento a sé stante e ben definito.
(http://www.silloge.it/)A vent'anni mi dilettavo di poesia, firmando con uno pseudonimo, e l'hokku mi ha sempre interessato per la sua sinteticità incisiva, che nella lingua italiana ritroviamo, in forma sublime, nell'ermetismo di Ungaretti e Quasimodo. Chi non ricorda "M'illumino d'immenso." di Ungaretti?
E : "Ognuno sta solo
nel cuore della terra
trafitto da un raggio di sole.
Ed è subito sera." di Quasimodo ?
Io, allora, presuntuosa, sintetizzai un modo d'amare in un hokku un po' pietoso, ma di diciassette sillabe!
TU - L'attesa
tranquilla ed ansiosa
del prossimo respiro.
Credo di aver fatto bene ad ascoltare il consiglio del poeta Franco Cajani: un gentile 'non è per te'.
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