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giovedì 29 marzo 2012

LA FELICITA'

E' certo che  la felicità sia come la tessera annonaria del fascismo: quando hai finito i buoni, puoi morire di fame.
Siamo sicuri che in vecchiaia basti essere sereni perchè con relativa tranquillità economica, e con tanti ricordi?

martedì 27 marzo 2012

IL DOVERE

DOVERE : obbligo materiale o morale; necessità; presupposto; destino; supposizione ragionevole;
      obbligo morale di agire in conformità di una legge imposta dall'esterno dettata dalla propria coscienza
                 (Dizionario della lingua italiana - Devoto Oli - ed.2002/2003)
Apriamo le danze.
Cosa è il dovere e cosa comprende nell'accezione comune? Di quali atti è costituito?
Sembra che ogni essere umano ne dia connotati diversi, pur raggruppabili in macro-categorie.
Per un genitore dell'Africa, il primo dovere è istintivo : riuscire a dare da mangiare ai propri figli.
Per un genitore della Brianza è lasciare più case possibili ai figli nell'ipotetica speranza che possano cambiare pannoloni durante la loro vecchiaia.
Elenco infinito, ma c'è da chiedersi se, in realtà, il dovere non ce lo costruiamo noi, coi nostri bisogni, con l'incapacità di non fare sempre solo quello che fanno anche gli altri, come alibi deresponsabilizzante.
Come mai per qualcuno il dovere è sfiancarsi moralmente e fisicamente, e per altri consiste  nelle minime faccende domestiche, sostenendo , per esempio, che "crescono anche i girasoli nei campi", riferendosi ai figli ?
Una persona con molta fede cattolica, anni fa mi disse di ricordare che Dio disse :"Ama il prossimo tuo COME te stesso" , non di più, non di meno, perchè per poter essere d'aiuto agli altri, devi essere in condizioni di farlo.
Come mai l'idea di dovere è sottoposta alla moda?
Forse l'unico vero uso del verbo dovere è : tutti dobbiamo morire. Fino a quando la scienza o chi per essa, troverà la ricetta dell'immortalità.
E quante volte il verbo dovere è stato mascherato dal verbo piacere? " Intorno all'anno mille, la sposa doveva dire, avendo rapporti intimi col marito, quando solo a lui aggradava: "Non lo fò per piacer mio ma lo fò per piacere a Dio"? Quanti "devo lavorare" femminili mascherano il non volere stare a casa, il fare figli ma avere l'alibi di 'scaricarli' a mamme e zie? Gratis, ovviamente. Un po' di decenza! Per fortuna conosco una persona molto onesta, un'amica speciale, che ha ammesso di lavorare per  amore del proprio lavoro!
Dovere è il verbo con cui ci inganniamo più volentieri.
Spero nella lettura di questo post e in commenti.

giovedì 22 marzo 2012

LE SCELTE E IL CAMBIAMENTO

Proust disse che gradualmente le nostre idee, i nostri obiettivi, i nostri bisogni e desideri cambiano.
In una canzone cantata da Fiorella Mannoia si dice "come si cambia per non morire..come si cambia per amore...come si cambia per ricominciare..."
La psicologia, la sociologia e l'antropologia identificano molti disagi con la refrattarietà al cambiamento, che viene spesso associata alla 'povertà' di istruzione o di intelligenza.
Non si cambia. Quello che siamo veramente, il nostro alfabeto morfologico, e quello che desideriamo veramente non cambiano.
Il carattere si lima, si costringe, lo si maschera, lo si educa. I nostri veri desideri in realtà sono spesso uno solo, ed emerge anche nella vita più coercizzata, creando reazioni a volte scomposte.
Arrivati al punto in cui la maturità cede alla vecchiaia,  le nostre reazioni sono svaraiate, ma sono essenzialmente quelle di poter fare ciò che non abbiamo fatto da giovani, o ritrovare ciò che abbiamo perduto, o poter avere ciò che ci è stato negato, compreso l'affetto di una madre.
Ma siamo sicuri che veramente quello che abbiamo non sia ciò che volevamo avere? Guardiamo le nostre scelte.
Siamo sicuri di essere cambiati? Guardiamo le nostre reazioni anche alle cose più banali.
Se in vecchiaia sembriamo rassegnati, o sopiti, o adattati, o senza ambizioni, dovremmo spiegare al mondo che probabilmente abbiamo solo capito, finalmente, cosa è importante.
E lottare per questo.

mercoledì 21 marzo 2012

E' PRIMAVERA !

Primavera vien danzando,
vien danzando alla tua porta,
Sai tu dirmi che ti porta?
" ghirlandette di farfalle,
 campanelle di viluccchi
quali azzurre, quali gialle,
e poi rose, a fasci e mucchi.
                                                                                                    A.S.Novaro

La si studiava a scuola, alle Elementari, quando si usava ancora il pennino e la bidella  rabboccava il calamaio di inchiostro. Quando la maestra ci portava in cortile col nostro grembiule e col fiocco e ci faceva intonare "La bandiera dei tre colori". Quando i corridoi e le aule venivano inondati dall'odore forte del minestrone di pasta. Quando eravamo in 42 in classe. Quando c'era il portone dei maschi e quallo delle femmine. 
Le mie Elementari.
Di cui non ho nostalgia.
Gli occhi che guardano ora il gelsomino fiorito sono ben altri, più consapevoli di quanto valga il vedere un gelsomino fiorito ed apprezzarne il profumo.