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giovedì 22 marzo 2012

LE SCELTE E IL CAMBIAMENTO

Proust disse che gradualmente le nostre idee, i nostri obiettivi, i nostri bisogni e desideri cambiano.
In una canzone cantata da Fiorella Mannoia si dice "come si cambia per non morire..come si cambia per amore...come si cambia per ricominciare..."
La psicologia, la sociologia e l'antropologia identificano molti disagi con la refrattarietà al cambiamento, che viene spesso associata alla 'povertà' di istruzione o di intelligenza.
Non si cambia. Quello che siamo veramente, il nostro alfabeto morfologico, e quello che desideriamo veramente non cambiano.
Il carattere si lima, si costringe, lo si maschera, lo si educa. I nostri veri desideri in realtà sono spesso uno solo, ed emerge anche nella vita più coercizzata, creando reazioni a volte scomposte.
Arrivati al punto in cui la maturità cede alla vecchiaia,  le nostre reazioni sono svaraiate, ma sono essenzialmente quelle di poter fare ciò che non abbiamo fatto da giovani, o ritrovare ciò che abbiamo perduto, o poter avere ciò che ci è stato negato, compreso l'affetto di una madre.
Ma siamo sicuri che veramente quello che abbiamo non sia ciò che volevamo avere? Guardiamo le nostre scelte.
Siamo sicuri di essere cambiati? Guardiamo le nostre reazioni anche alle cose più banali.
Se in vecchiaia sembriamo rassegnati, o sopiti, o adattati, o senza ambizioni, dovremmo spiegare al mondo che probabilmente abbiamo solo capito, finalmente, cosa è importante.
E lottare per questo.

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