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domenica 11 dicembre 2011

Le memorie

Il memoir è un genere letterario simile all'autobiografia, che si scrive in qualsiasi momento della propria vita e non segue un ordine cronologico. E' quello che Gore Vidal definisce "il modo in cui si ricorda la propria vita". 
E' significativo, secondo me, che sia il genere più utilizzato dalle donne negli ultimi decenni, e sono spesso donne che non hanno altri modi di farsi sentire in una società patriarcale. Per questo lo si ritrova attualmente soprattutto come voci femminili italo-americane, o sudamericane, o africane.
Putroppo io non conosco molte autrici di questo genere,, ma ho letto il più possibile di due colonne della letteratura mondiale al femminile, che usano il memoir per scrivere pagine uniche : Isabel Allende e Marguerite Yourcenar.
Quando si comincia a scrivere memoir? Quando ci si ritrova ad essere SOLI A RICORDARE. Quindi non importa se lo si fa a quindici o a novant'anni. La lontananza, la solitudine, l' isolamento, la perdita di chi è più vecchio di noi, ci richiama l'urgenza di dire a qualcuno cosa c'è stato, quello che i libri di Storia non diranno mai.
Io NON sono l'Allende e men che meno la Yourcenar, ma spesso ho avuto la tentazione di provare a trascrivere ciò che è rimasto nella mia memoria, ed ho cercato di confrontare i miei ricordi, per paura di perderli o  falsarli con le nostalgie.
Ora abito nel paese in cui ho trascorso i primi anni della mia vita, prima con la balia e poi con la nonna, e che non ho mai smesso di frequentare in tutti quei decenni in cui ho vissuto lontano, fosse a cinque chilometri o a mille. Gli anziani che possono ricordare, stanno morendo tutti : è naturale, mi sto avvicinando io alla sessantina.  Ho parlato , ultimamente, solo con i figli della mia balia, ricordando le due rogge, e i fiori di 'San Giuseppe', fiorellini bianchi che spuntavano sulle sponde di questi due piccoli corsi d'acqua. E le robinie in fiore, con quel loro profumo intenso. C'era uno stagno con le rane e le lucciole, campi pieni di fiordalisi e di papaveri, i cortili con le pannocchie appese, la punizione di sgranare i piselli per costringere 'pesti' inquiete come me, a stare seduta tranquilla. La mia balia mi portava con la zappettina nel suo campo, quelloche, come molti altri,  ora è la superstrada Milano-Meda.
Questi campi si sono ritrovati pieni di uomini in tuta bianca nel 1976, quando successe la storia della diossina. Forse è stato creato più terrore del necessario, forse per strumentalizzarlo, non so. Non sono a conoscenza di dati precisi. Ho conosciuto, anni fa a Castelrotto, il Chimico inviato qui dall'Istituto Superiore di Sanità e ciò che è emerso è una grande verità : non era mai successo niente del genere prima, ciò ha reso i dati e i fatti una esasperazione, a volte una caccia alle streghe. Quello straordinario quanto negativo fatto ha dato luogo ad una direttiva europea, col nome di "Direttiva Seveso" , attualmente ancora in vigore in materia di sicurezza ambientale.
Io sono passata in bicicletta lungo il muro dell'Icmesa a poche ore dalla fuoriuscita della diossina, e non ho mai avuto problemi, ma penso che la verità, la reale situazione di allora, e sottolineo, di allora, sia ancora tutto un 'forse'  che solo il passare del tempo chiarirà.
Ecco, il memoir non deve servire a scandire fatti e date, ma richiamare ,per esempio, la paura che avevo io, che allora abitavo in centro Seregno,  di dover lasciare tutto, anche le pochissime cose che mi sono tanto care, come lettere, libri, piccoli oggetti regalati da persone indispensabili al mio cuore. So che mi alzavo al mattino, e l'ho fatto  per una settimana, spiando il colore del cielo.
Ora ci abito, in questa mascherata periferia di Milano, con il Bosco delle Querce, il Parco delle Groane, il mio giardino, e la linea ferroviara , una tra le più antiche, che sta per essere riaperta, la Seregno-Saronno-Novara-Malpensa : sarà la mia porta sul mondo,  che mi permetterà di relizzare il mio sogno, che finora è stato possibile solo a Basilea, di non usare più l'auto.
Ma il memoir non deve servire ad ancorare nessuno al passato : come tutto il passato deve servire per una futuro migliore,  per apprezzare ciò che abbiamo nel presente, e per farci capire cosa è veramente importante.
P.S. : Spero che il professore dello IULM che mi fece l'esame di Composizione Italiana, non legga questo blog : inorridirebbe per la mia ripresa abitudine brianzola di sostituire il passato remoto col passato prossimo.

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