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giovedì 15 dicembre 2011

Esperanto

Parlando con qualsiasi straniero, nella mia vita e nei miei (pochi) viaggi, ho sempre utilizzato ed utilizzo, una specie di esperanto personale. Quando mi mancava , o mi manca,  il termine corretto, utilizzo le altre lingue, che peraltro conosco altrettanto 'spannometricamente'. E un bel sorriso ha reso sempre disponibile il mio interlocutore, che  conosce sempre qualcosa di un un'altra lingua, ad eccezione dell'interlocutore italiano..
In Catalunya, per esempio, fanno finta di conoscere solo il catalano, anche se a scuola devono studiare il castigliano. Ugualmente succede a Castelrotto e sull'Alpe di Siusi, col tedesco e l'italiano.A Basilea va molto meglio : è una stupenda città cosmopolita per natura. Ma se sei considerata straniera, te la cavi sempre.
Questo mio escamotage non è del tutto positivo. I francesi spocchiosi si voltano dall'altra parte sibilano un "Je m'en fiche". I tedeschi biascicano uno schifato "Italienerin!". Gli inglesi ti guardano esterefatti : come puoi non sapere la loro lingua,quella che hanno imposto (loro o l'economia) al mondo, o quello che loro lingua è diventata, un bastardamento di neologismi e pronunce orrende, dovute quasi esclusivamente a statunitensi ed indiani, che sicuramente fa rivoltare nella tomba lo zio Willie. E a Barcellona,mitica e stupenda città dove vorrei tornare magari per sempre, dove ho vissuto per tre mesi, c'era sempre la commessa o la cassiera che si impietosiva, forse perchè mi trascinavo dietro i miei bimbi ancora piccoli.
Non capisco perchè la difesa di una lingua passi per l'interruzione totale delle comunicazioni, e perchè, come già detto, gli unici che non difendono la propria lingua sono gli italiani. Forse perchè scrivono 'itagliani' con la 'g'?

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