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lunedì 8 giugno 2015

LA FAVOLA DEL CONDIZIONATORE

   Un giorno di inizio giugno, il fedele seguace di Tv locali e politicanti abbaianti con accento altoitalico, sentì al telegiornale che faceva caldo: temperatura reale 27 gradi, percepita 42.
 Diligentemente, dopo aver partecipato alla sagra della porchetta, acquistò a rate un condizionatore, made in Italy con manodopera cinese. La promozione sbandierata dalla tizietta con voce acuta in Tv gli permetteva di avere anche 44 bicchieri da bibita in puro Moplen , 140 tovaglioli in carta non riciclabile, e un ombrellone da spiaggia.
E poi, non poteva non avere un condizionatore! Ce l'avevano tutti i suoi pari!
   Fece installare, in nero dall'extracomunitario  tizio amico dell'amico, il favoloso cardenzone ultimo modello dell'economia non sostenibile.
Lo piazzò sopra la finestra della camera da letto del povero cristo non allineato del piano di sotto e, dopo aver lasciate spalancate tutte le finestre di giorno, puntuale, alle 22 , accendeva il succitato cardenzone, regalando eccitanti vibrazioni all'intera parete del povero-cristo-che-pensa-col-suo-cervello.
Non ci furono discussioni possibili : che se ne tornasse in città il povero cristo! Gli abitanti della civilissima cittadina di provincia non sapevano cosa farsene di uno che non sentiva caldo a comando!
   Da quel giorno , per qualche anno, cioè fino a quando il povero cristo non tornò da dove era malauguratamente partito, big-farma ebbe un fedele cliente in più, potenti sonniferi  per evitare un omicidio.

lunedì 19 gennaio 2015

IL BUCO NEL CUORE


   Il buco nel cuore. Ognuno di noi nasce con un buco nel cuore, uno spazio virtuale che riempiamo anno dopo anno.
Le scelte che compiamo nei primi venti anni della nostra vita, ci dimostrano cosa veramente può riempire questo buco, Dovremmo essere attenti nel vedere e capire, per le decisioni dei successivi anni, che possono essere uno o cento.
   C'è chi può riempirlo coi soldi o altri beni materiali, chi con   un compagno o una compagna di vita, chi con bambini, e quelli più fortunati, con un immenso ego , cioè con sé stessi.
Dovremmo esserne coscienti da subito, gestire la nostra vita di conseguenza e non permettere a nessuno di dirci cosa dobbiamo metterci dentro, per non far diventare il buco un immenso buco nero, devastante.
                                            foto Pietro - Pasqua 2006

lunedì 17 febbraio 2014

LA MIA SCUOLA - OGNI SCUOLA ?

   La mia generazione non ha subito lo shock devastante di una guerra mondiale, ma una rapida e prepotente rivoluzione che  ha richiesto una capacità di adattamento altrettanto sconvolgente.
   Noi nati negli anni cinquanta, siamo passati dal pennino con l'inchiostro, dall'italianizzazione di ogni nome straniero,  dall'agorà obbligatorio per avere rapporti umani, al tablet, agli hangouts, ai social network che di sociale hanno poco perchè mettono un filtro tra noi e gli altri e tolgono quella comunicazione verbale e non verbale, fatta di voce diretta e sguardi, fondamentali per i rapporti umani, e hanno molto di invasione della privacy. Siamo passati all'uso di linguaggi settoriali discriminanti anche verso chi non ha possibilità economiche per acquisire formazione ed utilizzare le nuove tecnologie. Siamo passati dalle sicurezze create dallo stato sociale coi mitici "bollini della pensione" e con la "certezza della pena" almeno apparente, dalle lezioni di economia domestica alla resiliency obbligatoria, alla precarietà alla pensione che ti devi fare da te, all'incapacità o alla poca possibilità di gestire autonomamente la propria vita in casa. E "la certezza della pena"? Basta guardarsi attorno. Senza commenti.
   Per festeggiare i sessant'anni, mi hanno chiesto di ricordare la mia  vita  nella mia città natale.  Ci provo.
   Sono nata a Seregno ma non ho vissuto coi miei genitori per i primi sei anni, se non sporadicamente, e il ricordo della mia città si limita a quelle scale di via Magenta che mio padre mi faceva fare seduta sulla sua mano aperta, come su un ascensore, con affetto e tenerezza infiniti.
Poi ecco l'ottobre del 1960, l'inizio della prima elementare, l'inizio della mia vita sociale anche se circoscritta e protetta, quella vita che forma ma evidenzia anche il nostro vero essere.
   La mia scuola elementare era la Statale "Umberto I" , col portone per i maschi e quello per le femmine. La maestra Rimoldi ci accoglieva sempre sorridendo, togliendosi il cappello ed il cappotto con un rito rassicurante. Eravamo 42 bambine in classe, i banchi erano troppo grandi e avevano il calamaio che la bidella riempiva ogni mattina di inchiosto viscoso. Il nostro materiale scolastico era costituito da una quadernetto, sei pastelli piccoli (riconoscevi le bimbe benestanti dai Caran D'Ache o dai Giotto lunghi lunghi), una penna coi pennini e un dischetto di pannolenci.
   Alla mattina, andando a scuola, molti bambini si fermavano alla cartoleria Santambrogio per rifornirsi di pennini, o del pastello rosso che finiva sempre troppo presto . C'erano pennini lunghi e affusolati e quelli bombati, i miei preferiti. Ti veniva chiesto di scrivere bene. Quanti "scrivi meglio" c'erano alla fine di ogni mio compito o dettato o tema che fosse! Dovevi abilmente maneggiare la penna sù e giù ricordando di star leggero andando in sù e calcare andando in giù, e guai alle macchie di inchiostro! Talune maestre arrivavano a bacchettare le dita o a tirare i capelli a chi sbagliava, ma per fortuna non la mia , che sapeva gestire con fermezza quarantadue femmine molto diverse tra loro. Compariva ad arte l'invito a cantare :" e la bandiera dei tre colori, è sempre stata la più bella, noi vogliamo sempre quella, noi vogliam la libertà".
Dalle scale, dai corridoi nelle aule arrivava un forte odore di minestrone di pasta proveniente dalla mensa scolastica, unico luogo in cui maschi e femmine riuscivano ad addocchiarsi.
   Dopo le 16 si tornava a casa, magari passando da corso del Popolo, dalla salumeria del sig. Poldo, mi pare che si chiamasse così. Questo salumiere era buffo : quando gli chiedevi un etto di prosciutto, regolarmente ti diceva :" Sono 105 grammi, glielo lascio lo stesso?".
   Col 1966 il mio mondo sociale è cambiato. Mia madre mi aveva comperato coi punti Star, un paio di pattini a rotelle coi quali vivevo praticamente sempre. Andavo a pattinare dalle Suore in via Lamarmora, e si giocava a "bandiera", ma alcune ragazzine non volevano che io salissi sulla pista perchè non avevo i pattini con lo scarponcino. Così ho conosciuto Rita, quella che è stata per molti anni la mia amica del cuore. L'ho conosciua perchè mi ha difeso con fermezza, facendo notare  che avevo gli stessi diritti delle altre, e che comunque sapevo pattinare bene.
Ritrovai Rita con gioia, alle Medie in Collegio e da allora, per tanti anni, la sua casa fu la mia, con sua sorella e i suoi fratelli e il suo incredibile e mitico papà.
   Il Collegio "S.Giovanna d'Arco" significò l'inizio del mio rapporto con le Suore, che sarebbe continuato per scuole, per lavoro e per volontariato ospedaliero con la Croce Rossa fino al 1994.
Suor Antonietta piccola e rotondetta, Suor Davidica che scuciva gli orli delle gonne all'ingresso, Suor Anacleta chiamata impertinentemente "suor limone"per il colorito del suo viso, Suor Riccarda e la sua passione per la Storia dell'Arte, e le Professoresse di cui fatico a ricordare il nome. Anzi ricordo solo la Bonalumi, di Scienze, che aveva fatto una tesi di laurea con uno studio sullo shock da peptone nei ratti. E le alunne interne, particolarmente gradite a Suor Amelia.
Arrivata a frequentare le Magistrali, professori e professoresse sono diventati più importanti per la nostra crescita personale. Come non ricordare Ella Puritani, mia maestra di vita con Padre Giulio, che ora dirige una casa per malati di A.I.D.S a Monteporzio, o il Prof Spinelli, timido e appassionato di Manzoni e di Dante, Suor Rachele e tante compagne seregnesi e non, tra cui Carmen, che frequento ancora adesso e Piera, compagna di birbonate. Sicuramente dimentico qualcuna.
Le Suore avevano cambiato più volte l'orario di uscita, posticipandolo o anticipandolo di 5 minuti per non favorire l'incontro delle collegiande con i collegiandi del vicino Collegio maschile, ottenendo l'effetto opposto.
C'erano comunque due storici posti d'incontro e appuntamento  in centro : la Biblioteca Civica e la latteria della signora Bambina, con le sua "Romantica", un'immensa cioccolata strabordante di lattemiele.
    Certo che i ricordi spesso sono confusi, soprattutto in una vita intensa e spesso adornati con nostalgie e sfronzoli, a volte solo perchè la vita attuale sta stretta.
Per me sono solo un bellissimo ricordo, qualcosa che era bello perchè era allora, con una me allora che gli altri 42 anni da adulta per lo più altrove, non hanno rovinato ma non sono nemmeno  diventati qualcosa a cui aggrapparmi per vivere. 
E' stato bello, intenso, come tutta la gioventù, ma quando vedo il sorriso dei miei figli, e i baffi ormai grigi di mio marito, quando sono con loro sull'Alpe di Siusi, o ci discuto animatamente per le mie abilità informatiche decisamente inferiori alle loro, ogni luogo e ogni tempo perdono d'importanza.
 E' il presente da gustare centellinando ogni attimo.

giovedì 19 settembre 2013

Per non confondersi : ECONOMIA - FINANZA

Dal Dizionario Sabatini-Coletti

       ECONOMIA
  • 1 Modo di operare volto a ottenere il massimo vantaggio con il minimo dispendio di energie e di risorse: organizzare la produzione secondo criteri di e. || lavori in e., eseguiti direttamente dal committente
  • 2 estens. Saggia amministrazione dei beni; impiego oculato del denaro; risparmio derivato da un più efficiente impiego dei sistemi produttivi || fare e., risparmiare
  • 3 (al pl.) Risparmi accumulati
  • 4 Attività dell'uomo organizzata su base sociale, volta allo sfruttamento di beni naturali e alla produzione e distribuzione di ricchezza
  • 5 Il complesso delle risorse e delle attività produttive di una comunità, di uno stato anche limitatamente a un dato settore: l'e. italiana; e. agricola, industriale || e. sommersa, quota di reddito nazionale che sfugge a ogni rilevazione statistica e a ogni controllo fiscale | e. di mercato o capitalistica, quella basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione | e. socialista, quella in cui vige la proprietà statale dei mezzi di produzione
  • 6 Scienza che studia la produzione dei beni e dei servizi, la distribuzione e l'utilizzazione della ricchezza || e. politica, disciplina che esamina le categorie economiche e i rapporti sociali ad esse connessi 

    FINANZA

  • 1 Complesso dei beni di cui dispone lo Stato o un ente pubblico o privato per l'esercizio delle proprie attività || f. pubblica, l'insieme delle attività di raccolta, trasferimento ed erogazione di fondi operate dalla pubblica amministrazione | Ministero delle F., settore della pubblica amministrazione incaricato dell'imposizione e raccolta dei tributi
  • 2 Politica finanziaria di uno Stato: una f. saggia
  • 3 fin. Complesso delle attività che si svolgono sui mercati finanziari; estens. l'insieme degli investitori e degli intermediari che operano sui mercati finanziari: il mondo dell'alta f.
  • 4 fam. (al pl.) Risorse economiche SIN quattrini: mi mancano le f.
  • • sec. XVI


   Quest'estate, all'hotel Paradiso, sull'Alpe di Siusi, ho avuto la fortuna di conoscere un  Professore dell’Università degli Studi di Torino,con 14 pagine di curriculum vitae, e una grande disponibilità verso di me che ho qualche difficoltà a "digerire" parole come economia, finanza e diritto, parole a cui mi sto avvicinando negli ultimi mesi per vari motivi.
   Conversando con lui e con la sua pazienza! ho avuto la conferma che economia e finanza sono due termini che nella realtà sono tanto drammaticamente lontani tra loro, una tanto vicina alle nostre tasche e l'altra quella fatta di un nulla informatico che sembra non accorgersi  del nostro comune mettere insieme il pranzo con la cena.
   Qualcuno mi dica cosa ne pensa.

lunedì 26 agosto 2013

HAIKU PERVERSO

Essere piedestallo
per le statue
degli altri. Il vuoto.




Deltaplani sull' Alpe di Siusi - 2013 - Foto Pietro

lunedì 15 aprile 2013

LA FIABA DEL DISINCANTO

   Mia sorella, tempo fa, mi chiese di scrivere qualcosa sul disncanto.
Bella, magica parola! Fa pensare alle fiabe : Once upon a time...
Nelle fiabe, il principe azzurro arriva sempre a cavallo, bellissimo e ricco, chioma al vento e braccio pronto a sostenere saldamente la pulzella, a salvarla da draghi, orchi e streghe.
Nella realtà, i 'principi' cadono sempre rovinosamente prima o poi da cavallo, e gemono per terra, fino a quando la Biancaneve di turno si autosveglia e soccorre il suo cavaliere.
L'abitudine ,ci fa considerare stretti sinonimi disincanto e disillusione, delusione.

Ma vediamo la definizione di disincanto che dà il  dizionario Devoto-Oli :
disincanto : situazione spirituale che implichi il superamento di un'illusione, di una visione deformata della realtà / scioglimento da un in flusso magico.
disincantare : liberare da un influsso magico mettere in condizione di percepire con mezzi propri la realtà sfrondata dalla apparenze ingannevoli sotto cui di solito si presenta.

E leggiamo sul Le Robert  ,dizionario monolingue di francese:
désenchantement: action de désenchanter, de faire cesser le charme / état d'une personne qui a perdu ses illusions, qui a été déÇue.
trad. mia : azione di disincantare, di far cessare il fascino, l'incantesimo / stato di una persona che ha perduto le sue illusioni, che è stata delusa.

I tedeschi lo chiamano al femminile, chissà perchè : die Enttäuschung :delusione,disappunto
Entzaubern, verbo transistivo, per loro ha il significato molto concreto di smitizzare e ridimensionare, oltre a quello di liberare da un incantesimo.

Scomodiamo le mie origini, usando il dialetto milanese, con un consiglio dato dai vecchi più volte a chi non vedeva pericoli o più generalmente la realtà : descantes!


E la fiaba del disincanto?
Esiste. Ed è la speranza. 
Essere disincantati, significa conoscere la realtà, ciò per cui siamo impotenti e quello che possiamo fare. 
Vuol dire lasciare chances al futuro , al nostro futuro, quello di cui possiamo essere artefici. Vuol dire vivere il nostro presente appieno.
La speranza è un DOVERE verso noi stessi e verso chi amiamo.
Io voglio arrivare alla fine della mia vita, sapendo di aver fatto  il mio dovere.


venerdì 8 marzo 2013

L' ARCOBALENO e TERSO - LIMPIDO

"Si tu veux l'arc-en-ciel, tu dois supporter la pluie", così cita
su Facebook.
Ho lavorato per sedici anni in un posto stupendo in Brianza, a Rigola, in quella che in tempi ormai remoti era stata la villa della seconda moglie di Alessandro Manzoni,  una scuola gestita da suore che non portavano abitualmente il velo. Suor Letizia era una suora molto anziana .Capelli candidi e guanciottine alla Titti, spesso andava su e giù con l'ascensore, di quelli aperti, a vetri ,come ci sono ancora nei palazzi della vecchia Milano. E ci andava soprattutto prima dei pasti, dopo i pasti, alla fine della scuola, e più volte, accompagnando con un sorriso dolcissimo quelli che prendevano l'ascensore con lei. Un giorno mi chiese se sapevo come si diceva 'arcobaleno' in puro dialetto milanese. Io, da buona brianzola, o 'milanese ariosa', che non ho mai parlato dialetto anche se lo capisco benissimo , dissi : "arcubalen". Fulmini e saette! Con pazienza, mi fece notare che si diceva "arcinciel" come in francese, anche se pronunciato all'italiana "perchè c'erano stati i francesi a Milano"!
Poi, con sorriso furbetto, mi ha chiesto di dire come vedevo il cielo e il vetro dell'ascensore. Io, nonostante i miei studi umanistici non elementari, le risposi "pulito, trasparente" per il vetro e "limpido" per il cielo. Lei partì letteralmente con una lezione, tanto magistrale quanto affascinante, sui termini terso e limpido.
Ho sempre saputo che nessuno può solo insegnare e nessuno può solo imparare. Si deve vivere curiosi e attenti, assetati. Da tutti possiamo imparare, anche a cent'anni, se teniamo sguardo, orecchie e mente aperti!

da Sabatini Coletti
terso    [tèr-so] agg.
1 Perfettamente pulito; limpido, trasparente: vetro t.; aria t.
2 fig. Di stile, elegante e nel contempo perspicuo
• sec. XIV
limpido    [lìm-pi-do] agg.
1 Chiaro, nitido, trasparente: acqua l.
2 estens. Di suono, voce e sim., che si percepisce con chiarezza
3 fig. Che non lascia dubbi, non ha nulla di oscuro: ricordo, ragionamento l.; puro, candido: coscienza l.
4 fig. Chiaro, lineare, non contorto: stile l.
• sec. XIV
  • foto Elepieste 2012 - laghetto artificiale vicino all'Hotel Paradiso - Alpe di Siusi - sullo sfondo : Sassopiatto e Sassolungo

mercoledì 19 dicembre 2012

FINALE - EPILOGO

dal Sabatini-Coletti

epilogo

[e-pì-lo-go] s.m. (pl. -ghi)
  • 1 Parte finale, conclusiva di un'opera narrativa o drammatica
  • 2 estens. Compimento, termine: e. di una vicenda
  • • sec. XIV

    finale  :   [fi-nà-le] agg., s.
    • s.m.
    • 1 Parte terminale di un'opera letteraria, teatrale ecc. o di un avvenimento sportivo SIN epilogo, fine: il f. del film è deludente; f. di partita piuttosto teso
    • 2 tip. Fregio stampato alla fine di un capitolo (detto anche finalino, finaletto)
    • s.f.
    • 1 ling. Suono o sillaba in fine di parola
    • 2 gramm. Frase f.
Parlando del "Don Giovanni" di Mozart, il grande Barenboim ha definito l'ultima parte di quell'opera, un epilogo, non una finale, ma non ha spiegato perchè.
Riguarderò gli appunti  presi allo I.U.L.M. e cercherò di spiegarlo.
Comunque, se un lettore occasionale di questo blog volesse aiutarmi...

venerdì 30 novembre 2012

RACCONTINO DEL SIMIL-VIRUS ALIENO - COME KAFKA ?

Mi sono svegliata alle 6. 
Nuotavo in una sostanza organica calda : ero diventata un' animaletto alieno simile ad un virus!
Ero buffo e buono, e facevo vedere il lato bello della vita.
Capi di governo finanziarono le ricerche di  scienziati famosi per eliminarmi.
Il simil-virus 1-9-5-4 esiste ora solo sul pianeta Utòpia.

SULL' AMORE E SULLE PRIMARIE ?


Un caro amico, perso ormai nel passato, era, è  medico, un ottimo medico, nato per esserlo.Il suo tirocinio in Neurochirurgia a Pavia era stato traumatico per lui. Mi diceva con tristezza :" Come è possibile che un ago su qualche neurone del cervello, possa indurre amore, odio, violenza, riduzione a vegetale?!"
Da decenni e decenni, scienziati e psicologi cercano di far coesistere approssimativamente sentimenti e chimica, senza riuscire a spiegare del tutto cosa e perchè succede, quando noi amiamo.
Guardo XFactor su Sky con mia figlia, e gli inediti di Chiara e Davide mi hanno stretto di nostalgia il cuore. Sono canzoni stupende e ho capito.
Ho capito che serve a poco farsi domande, chiedersi perchè dei sentimenti.
Il cuore non invecchia mai. Anche nell'ultimo istante della propria vita, si può essere rivoluzionari, avendo amato ed amando.
Il cuore non invecchia, e l'amore non si impara, non è a comando, e gli unici  ricordi che crea sono o dolore per quando ci ha lasciato,spesso in malomodo,  o nostalgia per quei battiti accelerati, per quel qualcuno da incontrare, da vivere col proprio respiro.
Il cuore non invecchia, ma sente di essere prossimo alla fine della sua corsa, anche quando per anni andrà poi avanti fisicamente a battere.
Il cuore non invecchia, ma quanta sofferenza si trascina, in tarda età, se ha gli stessi battiti, la stessa vita, lo stesso infinito del primo amore.
I giovani deridono il vecchio che ama. Gli concedono solo l'amore di genitore, di nonno.
"Amor ch'al cor gentil ratto s'apprende...
Amor ch'a nullo amato amar perdona..."
scrisse il Poeta.
Sempre il mio amico medico, mi disse che l'amore non corrisposto è come un fiore colto in un giardino di un altro, non tuo.
La cosa peggiore  è quando questo "altro" è solo un narcisistico amore per se stessi, un giardino chiuso in cui nessuno potrà mai cogliere un fiore.
Cosa c'entra con le Primarie? Boh! Non so.
C'entra forse con le lacrime di Bersani ieri sera?


martedì 27 novembre 2012

SEXY - SEDUCENTE

Fino alla mia adolescenza, il mondo faceva della lingua francese un punto di merito, quella che faceva citare ad un mio amico, la frase contenuta in "Mastro Don Gesualdo" : "Virtutem a sanguine traho". Con un po' di snobismo, devo ammetterlo.
Il fascismo si era accanito soprattutto contro gli anglismi, facendo finta di ignorare, per quello che so, termini come charme.
Ed io sono cresciuta con le canzoni  di Edith Piaf ed il tailleur di Coco Chanel.
In questo mio mondo lontano, per definire una donna che ti prendeva il corpo e l'anima dal primo momento, si diceva che era seducente.
Leggiamo dal Devoto-Oli :
"SEDUCENTE : attraente, affascinante, quasi irresistibile." Un mondo in un aggettivo !
Era la donna che attraverso la femminilità, anche se non necessariamente attraverso la bellezza, ti mostrava di avere un cervello, dei sentimenti, un'anima. Passando ad un discreto ed elegante "si fa ma non si dice".
Oggi, in ogni programma Tv, social network e quant'altro, si punta esclusivamente sul termine sexy.
Dalla vendita di bulloni, alle trasmissioni di cucina, ai telegornali : sempre e solo SEXY.
Vediamo sul Ragazzini Inglese-Italiano:
"Attraente, provocante, erotico, eroticamente conturbante, stuzzicante".
Mi sembra che le donne dovrebbero rifiutare di essere definite sexy.
Il '68, ha creato una confusione sui sessi di cui proprio le donne pagano le peggiori conseguenze. La parità dev'essere di diritti, non ci si deve mascherare da uomini, né usare la propria femminilità per mascherare la propria pigrizia e tenere un uomo come schiavo.
In Emilia Romagna, pare che ci sia questo concetto, o che ci fosse quando conobbi Corrado di Parma, della donna ideale come di quella che  facesse  una bella figura sia in camera da letto che in cucina che in salotto o in qualsiasi altro posto pubblico.

lunedì 19 novembre 2012

CANDIDO . CANDIDARSI

Ho letto su "Donna Moderna", unico giornale "femminile" che io acquisto,un articolo di Maurizio Dalla Palma, che mi fa per l'ennesima volta pensare a quanto si abusa, disusa, di quanto si distorcano e si ignorino il significato delle parole.
LODO QUESTO GIORNALISTA che si fa le mie stesse domande, intitolando il suo articolo come segue
"Che strano : candidarsi e "candido" hanno qualcosa in comune".
Sintetizzo : candidarsi e candidatura richiamano alla mente il colore bianco.
Il bianco era il colore della tunica indossata nell'antica Roma, da chi si voleva far eleggere, puntando sul colore della purezza per esaltare la propria onestà, la propria pulizia.
E pulizia sembra essere diventata la parola più sbandierata dai due principali schieramenti politici italiani in questi ultimi tempi.
Qualcosa non mi torna.

SELVAGGIO A CHI ?

"Che il sole ti porti nuova energia durante
il giorno,
che la luna dolcemente ti rigeneri di notte,
che la pioggia ti lavi via le preoccupazioni,
che il vento

soffi nuova
forza nel tuo essere,
che tu possa camminare per il mondo e conoscere
la sua bellezza tutti i giorni della tua Vita"

(Benedizione dei nativi americani Apache)



(Foto mia, fatta col mio Nokia nel 2010, dal balcone della mia camera all', Hotel Paradiso (Alpe di Siusi), a 2000 metri, al mio risveglio.)


lunedì 29 ottobre 2012

PENSIERO STUPENDO


La mia montagna magica oggiLì, non importa più quella dimensione sociale che ha il solo significato di utilità. Lì, il "giro della propria prigione" come la Yourcenar fa dire a Zénon, fa diventare infinito ciò che hai dentro. Lì, a 2000 metri . Lì, come in pochi altri luoghi al mondo.

Alpe di Siusi - Lo Sciliar

Alpe di Siusi Monte Piz 

martedì 23 ottobre 2012

SCIENZIATI, SCIAMANI E RELIGIOSI ?

Si condannano gli scienziati per non aver previsto un futuro imprevedibile.
Ma si permette a tanta gente di prevedere il futuro su presuntuose basi religiose.
Ed il mondo è governato da politici che consultano carte e maghe per decidere le sorti di miliardi di persone..



giovedì 20 settembre 2012

Presunzione

(Copyright Roberto Marinoni - Astrofili Saronno)


Come si può essere così presuntuosi da credere che gli uomini siano gli unici esseri nell'universo?

TRADUZIONE - TRADIMENTO

Così si diceva allo IULM. Così sussurravano i Prof, con un punto di domanda. Se fossi stata una studentessa migliore forse lo saprei.
Qualche "errore" lo scopro anch'io, o per lo meno , lo ritengo tale.
Per esempio, secondo me, c' è una grossa differenza tra il finale dell''originale francese e la traduzione italiana di "Sagesse" - "Saggezza", poesia stupenda di Paul Géraldy.
E' una differenza di accento, ma la mia ignoranza linguistica unita alla mia presunzione, mi dice che c'è qualcosa di stonato.

Guardate e date pareri :

E se avendo più esigenze,
se pensandoci sentiamo
di avere l'anima ancora troppo nubile,
questo è segno di troppa intelligenza
o di brutto carattere...

Et si l'on est plus exigeant,
si l'on se sent en y songeant
l'âme encor trop célibataire,
c'est qu'on a mauvais caractère...
ou qu'on est trop intelligent.


E' una sottile sottolineatura, un dare importanze diverse al brutto carattere e all' intelligenza .
Visto che qualcuno potrebbe obiettare che ho troppo tempo da perdere:
Tschüss


lunedì 6 agosto 2012

MEDITATE, GENTE, MEDITATE!

     “Il Grillo Parlante è gentile, generoso, saggio, preoccupato, riluttante, severo ed intelligente.
Viene incontrato da Pinocchio la prima volta quando, in seguito all'arresto di Geppetto, il burattino resta da solo in casa: stanco dei rimproveri del grillo, lo uccide con una martellata.
      Successivamente il grillo parlante compare, nuovamente vivo, a casa della Fata turchina, dove in veste di medico esamina il burattino, che era stato impiccato dal Gatto e dalla Volpe.
Infine il grillo accoglie Pinocchio e Geppetto nella sua capanna, dopo che i due sono fuggiti dalla bocca del pescecane che aveva inghiottito prima il falegname, e poi il burattino. Quella stessa capanna si trasformerà in una bella casa, quando Pinocchio, al termine del romanzo, diventa finalmente un bambino in carne e ossa.”
   da Wikipedia

Dedicato a tutti i grilli parlanti, che in realtà sono come l'araba fenice. 
O sono un convitato di pietra?

sabato 4 agosto 2012

TRASPORTI 3 - Il resto della breve storia del passato - Ed un grazie

      Anche l' Africa del Nord e l' Asia hanno conosciuto grandi attraversamenti. Già Erodoto, nel V secolo a.C., parlava dell' Africa con le sue grandi carovaniere, descrivendo quella che costeggiava il Mediterraneo, piacevole a farsi e con oasi di acqua dolce, percorso fatto con carri velocissimi trainati da quattro cavalli. Merce preziosa era il salgemma. E l' Asia ebbe la Via della Seta, famosa, preziosa, raccontata a più riprese. Cominciarono fiorenti scambi per seta e spezie, ad unire due mondi di culture tanto differenti.
     Questa favola durò fino al Trecento. Cammelli, asini, buoi e soprattutto cavalli : per centinaia d'anni ancora solo animali e carri furono la condizione necessaria per il trasporto di terra.
    Il Medioevo, e solo dopo l'anno Mille, vide la novità del carro a quattro ruote e della ferratura dei cavalli, ed un nuovo tipo di basto. Alcune strade diventarono molto trafficate, ma l'efficienza dei mezzi di trasporto e le migliorie apportate alle vie di comunicazione non velocizzarono a conti fatti il commercio, a causa del sistema di tassazione e di dazi. Se poi alle tasse in entrata, in uscita, e per il transito attraverso le città, si aggiungono i pontatici, cioè le tasse per attraversare i ponti, e le traversie per attraversare i fiumi, si può immaginare quanto potesse essere stata limitata l'effettiva potenza di scambi dell'epoca.
    Intorno al 1350 a Kocs, in Ungheria, venne inventata la prima carrozza. In Italia il primo cocchio venne introdotto nel 1457 con sistemi di sospensioni a cinghie di cuoio.
    Nel 1540, a Parigi, giravano ben tre cocchi, due appartenenti a nobili d'alto rango ed uno appartenente ad un borghese di dimensioni fisiche tali che si poteva muovere solo usando questo mezzo. Proprio la Francia può vantare storie, anneddoti ed una massiccia quanto romantica letteratura su carrozze e su relais de poste, create nel 1597 dal re Henri IV.
     Al di là della storia (o è leggenda?) che ogni re costruisse una propria strada per meglio raggiungere amanti e favorite, i secoli XVI, XVII e XVIII  conobbero un' espansione enorme delle vie di comunicazione, in Europa come nel mondo, e l'economia, reale motore del mondo e dei suoi "delitti", ebbe un impulso incredibile, togliendo l'uomo dal suo Medioevo e dai suoi viaggi di pellegrino in perenne raggiungimento di luoghi di culto o di materie per la sua ricchezza.
    Allora, anche solo ricordandoci della "Boule de suif" di Maupassant, è importante esaminare la storia delle poste soprattutto in Francia, per capire quanto devono, oggi, la Francia e le nazioni vicine, o per meglio dire, quanto devono gli Stati Uniti d'Europa, la loro geografia, la loro economia, a queste stazioni di posta.
     La Svizzera nacque su una stazione di posta e anche se nessun'altra nazione può vantare un passato così caratteristicamente importante quanto singolare, è da notare come numerose città d'oggi, costiere o dell' entroterra, siano nate e diventate grandi per un cambio di cavalli.

   GRAZIE!
Questi tre post sui trasporti costituivano la bozza dell'introduzione della mia tesi di laurea, traguardo mai raggiunto anche se sfiorato da vicino. I miei relatori dovevano essere  la Professoressa Pavanati Bettoni,che ha tenuto lezioni stratosferiche sugli Indiani d'America, e il Professore, immenso e compianto, Franceso Ogliari, che ha lasciato al mondo, oltre le sue lezioni eccezionali sui trasporti allo IULM, un museo dei trasporti a Ranco, in provincia di Varese, museo che VA visitato. Lui, maestro di cultura e di vita, ha dato anche il nome di "Porto di Mare " ad una stazione della Metropolitana milanese. E la professoressa Bettoni mi ha rapito con le sue lezioni sulla storia degli Indiani d'America. Una sua "chicca"? Il sottolineare che l'agricoltura fu inventata dalle donne, dal loro spirito analitico, mentre a casa, nelle caverne prima e nelle capanne poi, partorivano figli e li accudivano cercando di sfamarli, aspettando il ritorno degli uomini che cacciavano, anche se a volte l'attesa del ritorno era di parecchie "lune".
    Sono stata molto fortunata a conoscere grandi professori universitari, e se avrò dei feedback sui miei post, continuerò a scrivere in questo blog qualcosa che da loro ho imparato, o piccolissimi lavori fatti grazie al loro stupendo cervello.